In questa sezione vengono descritte le domande e le risposte più frequenti correlate alla salute delle vie urinarie e della prostata e alla possibile presenza di disturbi urinari. I disturbi urinari, oltre ad avere un impatto sulla qualità di vita e sul benessere della persona che ne è colpita, possono portare all’insorgenza di altri problemi di salute o al peggioramento di quelli già presenti. L’eventuale concomitanza di disturbi urinari e disturbi sessuali può incidere ulteriormente sulla qualità di vita.
Il termine prostatite significa infiammazione della prostata, si tratta quindi di un problema esclusivamente maschile. Quando la prostata si infiamma, i sintomi più caratteristici sono i disturbi urinari, il dolore e il malessere generale, talvolta accompagnato a febbre, brividi, nausea e vomito. I sintomi urinari sono rappresentati soprattutto dalla aumentata frequenza nell’urinare e dalla difficoltà a iniziare a urinare, con annesso fastidio o dolore.
Tuttavia, la prostatite può anche essere pressoché asintomatica. Ovvero, i segni della prostatite possono essere evidenziati da un esame (come l’ecografia della prostata o il PSA), senza però che la persona presenti particolari sintomi o disturbi urinari.
La prostatite va inoltre distinta soprattutto nella forma acuta o cronica, a seconda della sua ricorrenza e persistenza nel tempo. La prostatite acuta insorge improvvisamente e ha una breve durata, la prostatite cronica ha invece una evoluzione più lenta e persiste per molto tempo.
Le cause della prostatite sono spesso difficili da definire, soprattutto nel caso della prostatite cronica asintomatica. L’evento scatenante della prostatite e dei conseguenti sintomi può spesso dipendere da una infezione batterica. Ma vanno inoltre considerati diversi fattori di rischio, che possono predisporre all’infiammazione della prostata, quali: età (più frequente nell’età adulta), infezioni urinarie, microtraumi ripetuti, precedenti episodi di prostatite, predisposizione familiare e altri aspetti dello stile di vita, da considerare insieme al proprio medico di medicina generale.
Ovviamente, in presenza di questi disturbi, il consiglio principale è quello di rivolgersi subito al proprio medico di medicina generale.
L’incontinenza urinaria consiste in una perdita involontaria di urina. Questo problema, che può essere più o meno occasionale, può essere scatenato da varie situazioni, che ne definiscono la tipologia. Le situazioni più frequenti sono l’incontinenza da urgenza e l’incontinenza da sforzo o da stress.
Si definisce incontinenza urinaria da urgenza quando la perdita involontaria di urina è conseguente alla urgenza a urinare. In questo caso, la persona avverte l’esigenza improvvisa a urinare, ma non riesce a dominare lo stimolo, per cui si ha una contrazione incontrollabile della vescica che causa la perdita di urina.
L’incontinenza urinaria può anche essere conseguente a uno stimolo occasionale, come uno sforzo, un colpo di tosse o una risata. In questo caso si definisce come incontinenza da stress.
In ogni caso, l’incontinenza urinaria è solitamente un segno di una sorta di debolezza del cosiddetto pavimento pelvico, ossia la struttura del bacino che sostiene la vescica, costituita da ossa, muscoli e nervi. Lo svuotamento della vescica è inoltre controllato dalla muscolatura posta a livello del collo vescicale, nel punto di passaggio da vescica a uretra (sfintere uretrale). Questi aspetti anatomici aiutano a comprendere come mai la donna sia più soggetta all’incontinenza urinaria. La donna ha infatti una uretra molto più breve dell’uomo e la sua struttura muscolare si fonde con altre componenti dei tessuti contigui, ovvero col tessuto mucoso e sottomucoso a ridosso della parete anteriore della vagina. Questo posizionamento permette al collo vescicale di essere più mobile rispetto a quello maschile, ma anche più soggetto alle pressioni addominali. Inoltre, nella donna, i tessuti di sostegno della vescica risentono di stimoli ormonali e meccanici. La menopausa, la gravidanza e il parto sono tutti fattori che possono quindi alterare lo svuotamento vescicale. Inoltre, sempre soprattutto nella donna, una causa frequente è la cistite: un’infiammazione di natura infettiva, che incrementa il bisogno di urinare. Negli uomini, invece, l’incontinenza urinaria può verificarsi soprattutto per problemi della prostata.
In ogni caso, l’incontinenza urinaria provoca sempre un grande imbarazzo e può influenzare pesantemente la qualità di vita e le relazioni sociali della persona. È pertanto opportuno sottoporre tale disturbo all’attenzione del proprio medico.
Il bruciore durante la minzione può essere determinato da diverse cause, per cui è sempre importante sottoporre questo sintomo all’attenzione del medico.
Potrebbe infatti essere causato da fenomeni infiammatori del tratto urinario inferiore (vescica, uretra e/o prostata), quali cistiti o prostatiti, oppure da un problema di ingrossamento della prostata. In ogni caso, è un sintomo importante che merita ulteriori accertamenti, che solo il medico può orientare.
La vescica ha soprattutto una funzione di serbatoio dell’urina prodotta dai reni e può arrivare ad accogliere sino a 400-600 millilitri di urina (continenza media nell’adulto: 400 millilitri). Lo svuotamento della vescica è controllato da un muscolo chiamato “detrusore”, che corrisponde alla muscolatura nella parete superiore della vescica (la cosiddetta “cupola”). Affinché la vescica si svuoti, è necessario che la pressione esercitata all’interno della vescica aumenti fino a superare la resistenza dell’uretra (lo stretto canale che porta l’urina all’esterno).
Quando lo svuotamento della vescica è completo, il pavimento pelvico e lo sfintere uretrale si contraggono e la muscolatura della parete vescicale si rilassa. L’urina eventualmente rimasta a metà strada nell’uretra viene risospinta nella vescica, grazie alla contrazione della muscolatura presente nel condotto.
Se lo svuotamento è incompleto, la persona può avvertire questa sensazione, con la necessità di continuare a “spingere”, per proseguire la minzione. Un altro sintomo caratteristico è la numerosità delle minzioni e il loro volume. Se il bisogno di urinare è frequente, ma si emettono ogni volta piccole quantità di urina, questo può voler dire che a ogni minzione la vescica non riesce a svuotarsi completamente.
Per avere conferma di questo disturbo urinario saranno opportuni alcuni esami (per esempio, una uroflussometria e una ecografia post-minzionale) e ovviamente la visita medica. Il medico, palpando l’addome potrà infatti già eseguire una prima valutazione dello stato della vescica.
In ogni caso, la sensazione dello svuotamento della vescica incompleto non va mai sottovalutata, alla base di questo sintomo vi possono essere infatti problemi della vescica e/o della prostata che richiedono una adeguata diagnosi da parte del proprio medico.
I disturbi urinari, detti anche LUTS (Lower Urinary Tract Symptoms), potrebbero compromettere la qualità della vita, perché, oltre al problema fisico, sono sempre accompagnati da un disagio psicologico, con un livello di consapevolezza che può variare da individuo a individuo. I sintomi urinari potrebbero quindi comportare rinunce e limitazioni, anche nelle relazioni sociali.
I sintomi urinari considerati più fastidiosi sono l’urgenza di urinare e lo sgocciolamento post-minzionale (prolungato gocciolamento del getto urinario, dopo aver svuotato la vescica). È facile immaginare perché. Se una persona si trova in viaggio, o con amici fuori casa, può sentirsi a disagio per la necessità di dover ricorrere di frequente ai servizi igienici e di rimanervi più a lungo; per questo motivo, alcune persone rinunciano a viaggi particolarmente lunghi o per esempio con mezzi di trasporto con i quali è difficile fermarsi (per es. in pullman). Al sintomo in sé, si aggiunge quindi un disagio e una sensazione di imbarazzo, nei confronti di colleghi, amici, familiari o del partner.
Tra i disturbi urinari più fastidiosi vi è inoltre la necessità di urinare di notte (termine medico: nicturia), che comporta sonnolenza e spossatezza diurne, difficoltà di concentrazione e di memoria, che possono avere un impatto negativo sulla performance lavorativa. Oltre a questo, vi può essere un disagio legato al fatto di disturbare il sonno del partner.
In un uomo di mezza età, la comparsa di sintomi urinari fa pensare solitamente a un problema legato alla prostata. Nella donna, soprattutto dopo la menopausa, sono invece più frequenti i sintomi urinari dovuti a infezioni delle basse vie urinarie (cistiti) o l’incontinenza urinaria da sforzo (conseguente ad alterazioni anatomiche legate alla menopausa). In ogni caso, è opportuno parlarne col medico.
La prostata è un organo esclusivamente maschile localizzato subito sotto la vescica e davanti al retto (parte terminale dell’intestino) e circonda il primo tratto dell’uretra, il condotto che convoglia l’urina dalla vescica verso l’esterno. Questa caratteristica ha una particolare importanza anche per la regolazione del flusso urinario. Se infatti il volume della prostata è aumentato (termine medico: ipertrofia), la prostata può comprimere il cosiddetto “collo vescicale” (la zona a imbuto che, dalla vescica, trasferisce l’urina nel canale di emissione, chiamato uretra), limitando così il flusso di urina. Questa compromissione del flusso di urina è caratterizzata da sintomi urinari caratteristici, definiti come irritativi e ostruttivi.
I sintomi irritativi sono tipici delle fasi iniziali delle alterazioni a carico della prostata e comprendono:
- Bisogno di urinare spesso durante il giorno (pollachiuria)
- Risvegli notturni con necessità di urinare (nicturia)
- Bisogno impellente e improvviso di urinare (urgenza minzionale)
- Incontinenza urinaria da urgenza
I sintomi ostruttivi intervengono soprattutto nelle fasi avanzate quando le alterazioni a carico della prostata possono provocare un’ostruzione a livello di collo vescicale e uretrale, e consistono in:
- Flusso urinario debole e intermittente
- Difficoltà a iniziare a urinare
- Necessità di sforzo per urinare
- Fase finale della minzione prolungata e caratterizzata da un gocciolamento
- Sensazione di svuotamento incompleto
- Perdita involontaria di urina immediatamente dopo aver urinato
Questo aspetto deve essere sempre valutato col proprio medico. Bisogna infatti distinguere situazioni assolutamente normali, quali lo svegliarsi al mattino presto per urinare per poi tornare a dormire, rispetto a un’urgenza che comporti un risveglio nel cuore della notte. Si deve poi considerare l’assunzione di liquidi prima di andare a dormire; se si è bevuto molto prima di coricarsi, sarà molto probabile doversi svegliare per urinare. Sappiamo infatti che la vescica può accogliere sino a 400-600 millilitri di urina. Quando il contenuto è di circa 200 millilitri di urina iniziano i primi stimoli a urinare, ma senza urgenza, perché la vescica può contenere ancora molta urina. Tuttavia, quando il riempimento va oltre i 500 millilitri lo stimolo diviene impellente. Quindi il consiglio è di bere soprattutto durante il giorno, prima di cena, e svuotare comunque la vescica prima di coricarsi.
Va inoltre considerata la ricorrenza del disturbo, ovvero se la necessità di urinare di notte accade ogni tanto o regolarmente. Di per sé, la necessità che una persona si alzi di notte regolarmente per urinare è considerato un disturbo (definito “nicturia”) che ha importanti ripercussioni su qualità di vita, salute generale, produttività e benessere del partner. La International Continence Society definisce la nicturia come “la necessità di svegliarsi di notte 1 o più volte per urinare”. La nicturia si presenta solitamente in oltre il 50% degli uomini e delle donne con età superiore ai 60 anni (Leslie et al. 2019). La prevalenza aumenta con l’età. Tuttavia, la nicturia non va considerata una conseguenza “normale o inevitabile” dell’invecchiamento e può quasi sempre essere migliorata utilizzando una combinazione di rimedi, tra stile di vita, farmaci, esercizi, dieta e altre tecniche. Quindi, se si presenta questo disturbo è sempre opportuno parlarne col proprio medico.
La prostata è una ghiandola che fa parte dell’apparato genitale maschile (organo sessuale secondario), e contribuisce a varie funzioni, inclusa quella urinaria. È localizzata subito sotto la vescica e davanti al retto (parte terminale dell’intestino) e circonda il primo tratto dell’uretra, il condotto che convoglia l’urina dalla vescica verso l’esterno. Normalmente ha forma e dimensioni che ricordano una castagna (pesa circa 20 grammi). Un suo ingrossamento è abbastanza normale con l’avanzare dell’età. Si deve infatti ricordare che la prostata è considerata un organo sessuale secondario: ha infatti un’importante funzione nella produzione del liquido seminale fornendo sostanze fondamentali per la vitalità degli spermatozoi. È quindi naturale che, come tutto l’apparato riproduttivo, con l’avanzare dell’età, la prostata vada incontro ad alcune alterazioni che sono in gran parte assolutamente fisiologiche (come una tendenza all’aumento del volume della prostata, dopo i 45-50 anni). Tuttavia, in alcuni casi, il variare delle caratteristiche della prostata può accompagnarsi ad alcuni disturbi urinari, che bisogna saper riconoscere e riferire al proprio medico.
Un aumento delle dimensioni della prostata sarà valutabile tramite la visita medica e un esame, chiamato ecografia transrettale.
La visita medica riferita alla prostata è caratterizzata dalla cosiddetta esplorazione rettale. La prostata ha infatti il “vantaggio” di essere a contatto con il retto, può essere quindi palpata agevolmente inserendo un dito attraverso il canale anale. L’esame è assolutamente indolore. L’aspetto “fastidioso” è soprattutto di tipo psicologico. II medico, dopo aver indossato un guanto che provvederà a lubrificare, introduce con delicatezza un dito attraverso l’ano, nel retto del paziente, al fine di valutare le caratteristiche della prostata. L’esame dura pochi minuti.
A completamento della visita, potrà essere richiesta l’ecografia transrettale. Si tratta di una tecnica di diagnostica per immagini che sfrutta gli ultrasuoni, ovvero onde sonore ad altissima frequenza. Questa indagine e in grado di misurare esattamente le dimensioni della prostata e le sue eventuali alterazioni strutturali. Anche questo esame è assolutamente indolore. Il paziente è disteso su un lettino, su un fianco. II medico inserisce delicatamente attraverso l’ano una piccola sonda, cosparsa di gel lubrificante. L’esame dura solitamente una decina di minuti .
L’ecografia è una tecnica diagnostica per immagini non invasiva, basata sull’esposizione agli ultrasuoni dell’area corporea da esaminare. Lo strumento (ecografo) dispone di una sonda che emette particolari onde sonore, chiamate ultrasuoni (non udibili dall’orecchio umano), che vengono inviate sui tessuti della zona da esaminare. I tessuti che ricevono tali onde, le riflettono in misura variabile, a seconda della consistenza degli stessi tessuti; la medesima sonda che li ha generati, capta gli ultrasuoni riflessi e li converte in segnali elettrici.
L’ecografo elabora tali segnali e li trasforma in immagini, tramite un apposito software, per ricostruire la forma e la consistenza dei tessuti e degli organi studiati.
Nell’esame delle vie urinarie, vengono esaminati con particolare attenzione i due reni, i canali che collegano i reni alla vescica (ureteri) e la vescica stessa. Nel maschio, viene esaminata anche la prostata. Tuttavia, per valutare meglio la prostata si ricorre solitamente a un tipo di ecografia più specifica, chiamata ecografia trans-rettale.
L’esame è assolutamente non invasivo e indolore. La sonda viene fatta scorrere dall’operatore (che impugna il terminale della sonda, come fosse un grosso pennarello), avanti e indietro e variando l’inclinazione, sull’addome della persona sdraiata su un lettino. L’operatore vede seduta stante le immagini di tessuti e organi, riportate su un monitor. Questa visione funge da guida per esplorare con ulteriore dettaglio determinate aree.
Il paziente è solitamente in posizione sdraiata e senza indumenti che coprano la zona da esaminare. Sulla pelle dell’area interessata viene applicato un gel trasparente, sul quale viene poggiata la sonda dell’ecografo (il gel facilita la conduzione degli ultrasuoni). Per esaminare meglio le pareti della vescica, l’esame va eseguito con vescica piena, per cui si raccomanda di trattenere le urine nell’ora che precede l’ecografia, dopo aver bevuto un’adeguata quantità d’acqua (almeno 1 litro). In tutto, la procedura può durare da 15 a 45 minuti.
La necessità di urinare frequentemente, può far parte dei cosiddetti sintomi urinari irritativi della prostata. Può quindi indicare, una fase iniziale di un problema alla prostata. La prostata, per la propria collocazione anatomica, se infiammata o ingrossata può disturbare il cosiddetto “collo vescicale” (la zona a imbuto che, dalla vescica, trasferisce l’urina nel canale di emissione, chiamato uretra). Questo disturbo può innescare lo stimolo a urinare frequentemente, sia durante il giorno (termine medico: pollachiuria), sia con risvegli notturni (nicturia). La necessità a urinare è inoltre avvertita come un bisogno improvviso e non procrastinabile (urgenza minzionale), con il conseguente possibile rischio di piccole perdite di urina (incontinenza urinaria da urgenza).
A prescindere dai problemi della prostata, lo stimolo a urinare frequentemente può essere causato anche da altre malattie, quindi, in presenza di tale disturbo si impone sempre una tempestiva visita medica.
Secondo le raccomandazioni della Società Italiana di Urologia (SIU), l’attenzione alla salute dell’apparato urinario non ha età… Già nel bambino si deve controllare che non vi siano anomalie nello sviluppo dei genitali. Andrebbero quindi effettuate visite di controllo in pubertà, età adulta e terza età.
Per quanto riguarda specificamente l’esame della prostata, dopo i 50 anni, può essere opportuno – a giudizio del medico – eseguire almeno una volta l’anno un esame del sangue. In tale occasione, il medico potrebbe richiedere un controllo del PSA e/o del testosterone. Il PSA è un marcatore specifico della prostata utile per la diagnosi precoce di infiammazioni o ingrandimento anomalo della prostata. Il testosterone (principale ormone maschile) può orientare la valutazione del medico nel sospetto di disturbi sessuali.
Sappiamo infatti che la prostata va considerata un organo sessuale secondario, con un’importante funzione nella produzione del liquido seminale fornendo sostanze fondamentali per la vitalità degli spermatozoi. Come tutto l’apparato riproduttivo, con l’avanzare dell’età, la prostata va incontro ad alcune alterazioni che sono in gran parte assolutamente fisiologiche, con una tendenza all’aumento del volume della prostata, dopo i 45-50 anni. In ogni caso, indipendentemente dall’età, se si presentano disturbi urinari tipici dei disturbi della prostata, quali la necessità di alzarsi di notte regolarmente per urinare, è sempre opportuno parlarne al più presto col proprio medico.
Va premesso che, in generale, i disturbi sessuali possono essere spesso associati ai disturbi urinari. Inoltre, entrambi i tipi di disturbi possono influire sulla salute sessuale della coppia. Sarebbe quindi sempre opportuno considerare i problemi nella sfera sessuale come un problema di coppia, la cui soluzione richiede la collaborazione di entrambi i partner. È quindi fondamentale che lui e lei abbiano un’attenzione reciproca per questi aspetti e non abbiano quindi l’imbarazzo di parlarne insieme. A tale riguardo è anche molto utile recarsi entrambi alla visita dal medico. Il medico potrebbe infatti rivolgere domande anche al partner, su come vive la situazione. Per tale valutazione si fa soprattutto riferimento al tipo di sentimenti avvertiti sia dall’uomo sia dalla donna, dando un valore all’importanza degli stessi.
Per entrare nello specifico della domanda, va ricordato che la prostata è considerata un organo sessuale secondario, perché la sua funzione principale è quella di produrre il liquido prostatico che si mescola allo sperma durante l’eiaculazione e contiene gli elementi necessari per la vitalità degli spermatozoi. Per tale motivo è evidente che una buona salute della prostata sia fondamentale per assicurare anche una idonea attività sessuale e per mantenere la fertilità maschile.
Va infine ricordato, come sottolinea la Società Italiana di Urologia (SIU), che in caso di infertilità di coppia, nel 50% dei casi il problema è correlato al maschio. Può essere quindi opportuno eseguire un esame del liquido seminale in previsione di una gravidanza. Eventuali alterazioni possono mettere in evidenza problemi risolvibili, se affrontati in tempo.
Innanzi tutto è opportuno sottolineare che l’obesità e il sovrappeso sono nemici della salute della prostata. Quindi sarà sempre opportuno valutare questo aspetto con il proprio medico, per ricevere gli eventuali consigli sullo stile di vita e sulla dieta più opportuna per mantenere o ritrovare il proprio peso-forma.
Detto ciò, per avere più chiaro quali alimenti fanno bene e quali no, possiamo fare riferimento alle indicazioni della Società Italiana di Urologia (SIU), che ha raccolto i principali consigli per mantenere in salute l’apparato urinario in 10 semplici regole, le “Regole SIU”.
In tali regole, in relazione all’alimentazione, si raccomanda di limitare il consumo di grassi animali, birra, insaccati, spezie, pepe, peperoncino, alcolici (inclusi vino e birra) e caffè. Fanno invece bene i cibi contenenti sostanze antiossidanti quali vitamina A (ad esempio: carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), vitamina C (ad esempio:ribes, kiwi, agrumi, fragole, mirtilli, cavolfiori, peperoni), vitamina E (ad esempio:olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), selenio (ad esempio:carne, noci, tuorlo d’uovo), zinco (ad esempio:carni rosse, noci, fegato).
Va inoltre fatta attenzione all’introito quotidiano di acqua. La SIU raccomanda infatti di bere almeno 1,5 litri d’acqua, a intervalli regolari, durante tutta la giornata. Meglio un’acqua oligominerale, leggera, a basso contenuto di sodio e diuretica, che faciliti la funzionalità renale, consentendo l’eliminazione di scorie e liquidi in eccesso. In relazione all’assunzione di liquidi, è comunque opportuno consigliare di bere soprattutto negli orari più opportuni, limitando quindi i liquidi in determinati momenti della giornata, che renderebbero particolarmente scomoda la necessità di urinare (per es. prima di andare a dormire o prima di uscire).
Va premesso che un’attività fisica, quotidiana e adeguata alle proprie condizioni di salute, è sempre consigliabile per la salute di tutto l’organismo. In relazione al benessere delle vie urinarie, sappiamo che chi svolge più attività fisica presenta disturbi urinari più lievi rispetto a chi fa un esercizio fisico ridotto o nullo. In particolare, si riscontrano minori disturbi urinari nello svuotamento della vescica. All’opposto, lo scarso esercizio fisico è associato a un aumentato rischio di disturbi urinari e a una tendenza ad avere sintomi urinari più gravi. Detto ciò, per quanto riguarda specificamente la salute della prostata, l’attività fisica può influire positivamente, attraverso benefici effetti ormonali.
In generale, l’attività fisica raccomandata è alla portata di tutti. Il consiglio è infatti quello di svolgere almeno 30 minuti di attività aerobica (cammino, jogging, bicicletta, nuoto), per almeno 5 giorni alla settimana.
Se si vuole fare qualcosa di più, ovvero impegnarsi anche in una vera e propria attività sportiva bisogna avere alcune accortezze, se si soffre di disturbi urinari a carico della prostata.
Entrando nello specifico della domanda, l’uso della bicicletta andrebbe limitato, dotandosi comunque di un sellino ergonomico, ideato specificamente per non sollecitare troppo le parti basse (pavimento pelvico). Lunghe “biciclettate”, magari su terreni sconnessi, potrebbero infatti, causare delle sollecitazioni traumatiche che si ripercuotono su tutto il pavimento pelvico, irritando di conseguenza anche la prostata.
Per lo stesso motivo, anche andare in motocicletta o in motorino o l’equitazione sarebbero attività da limitare.
Tra gli sport aerobici sono invece consigliati il nuoto, la corsa e le lunghe camminate.
Se compare un problema di disfunzione erettile – o di disturbi sessuali in generale -, il primo interlocutore è il medico di medicina generale, che effettuerà le prime valutazioni e richiederà eventualmente ulteriori esami e la visita dallo specialista.
Il medico di medicina generale è infatti il medico che conosce meglio la storia della singola persona. In particolare, conosce della persona eventuali malattie, terapie, abitudini di vita e altre condizioni che possono determinare l’insorgenza di una malattia o di un disturbo.
Per esempio, nel caso di disturbi sessuali, la persona potrebbe presentare una concomitante storia di disturbi urinari, che potrebbe orientare il sospetto del medico per una causa comune, come un problema della prostata. Inoltre, il medico di medicina generale, attraverso specifiche domande, potrà meglio comprendere la tipologia dei disturbi sessuali descritti dalla persona, per definire se si tratti realmente di una disfunzione erettile.
Una volta orientato il sospetto, il medico di medicina potrà avvalersi, oltre che della visita, anche di esami diagnostici, che aiuteranno a chiarire la natura dei disturbi sessuali. In ogni caso, il medico di medicina generale potrà richiedere la consulenza di uno specialista, a cui inviare la persona, per definire meglio la diagnosi e l’eventuale terapia.
Il medico specialista che meglio può collaborare con il medico di medicina generale in caso di disturbi sessuali è solitamente l’urologo o l’andrologo. L’urologo è particolarmente indicato in caso di concomitanza di disturbi sessuali e disturbi urinari.
Ma non è da escludere anche il possibile intervento di altri specialisti, qualora la prima valutazione del medico di medicina generale rilevasse altri problemi. Per esempio, potrebbe essere opportuno un supporto psicologico o l’ausilio di un medico esperto di altre patologie connesse ai disturbi sessuali, come il diabetologo o l’endocrinologo o il cardiologo.
La sigla PSA deriva dall’inglese Prostate Specific Antigen, ossia Antigene Prostatico Specifico. Si tratta infatti di una proteina prodotta “specificamente” dalle ghiandola prostatica , che viene riversata nel liquido seminale per ritardare la coagulazione e l’essiccamento dello sperma dopo l’eiaculazione. Una piccolissima quantità di PSA si diffonde nel sangue, dove è possibile rintracciarla e dosarla (valori normali: 0-4 nanogrammi – ossia miliardesimi di grammo – per millilitro di sangue).
Da un semplice esame del sangue si può rilevare la presenza del PSA totale e la cosiddetta frazione “libera”. Sappiamo infatti che una parte di PSA circola nel sangue in forma “legata”, ossia associata ad altre sostanze, mentre una seconda frazione è invece “libera”. La somma del PSA “libero” e “legato” costituisce il PSA totale. Nella patologia maligna (carcinoma della prostata), diminuisce la quota “libera”, mentre ciò non avviene nella patologia benigna, come una prostatite (infiammazione della prostata) o un traumatismo, o anche una iperplasia prostatica benigna (IPB). Questo rilievo ha permesso di precisare il valore di questo marker tumorale, che di per sé non è “puro”, ossia può aumentare anche per patologie assolutamente benigne. Il rapporto PSA libero/PSA totale ha quindi un’attendibilità migliore rispetto al PSA totale. Molti laboratori riportano quindi automaticamente questo rapporto, quando il PSA supera i valori di normalità.
Prima di eseguire l’esame del sangue del PSA, per evitare falsi positivi, è opportuno astenersi da un’intensa attività fisica o sessuale nelle 48 ore precedenti all’esame, perché entrambe queste condizioni potrebbero innalzare i livelli del PSA nel sangue. Per lo stesso motivo, l’esame deve essere svolto almeno una settimana dopo un’eventuale esplorazione rettale e sei settimane dopo un’eventuale biopsia della prostata. Alcuni farmaci o prodotti di erboristeria per la cura della prostata possono mascherare livelli alterati di PSA, per cui è importante segnalare al medico la loro eventuale assunzione.
La vista medica inizia con la raccolta dell’anamnesi. Anamnesi vuol dire “storia”. Infatti il medico pone alcune domande al paziente, per avere tutte le informazioni utili per ricostruire la storia dei suoi disturbi. In particolare, il medico chiederà se ci sono state malattie importanti attuali o passate (della persona e dei suoi familiari ) e quali disturbi sono attualmente presenti. Quindi, andando più nel dettaglio, si cercherà di comprendere insieme quando sono comparsi tali disturbi, che caratteristiche hanno, quanto influiscono sulla qualità della vita. A tale riguardo, si cercherà anche di comprendere bene quale sia lo stile di vita della persona, riconoscendo eventuali aspetti da correggere.
Può essere molto utile, qualche giorno prima della visita, compilare un diario minzionale, ovvero, segnare giorno per giorno: eventuali disturbi urinari, caratteristiche della minzione, risvegli notturni per urinare, dolore-bruciore urinario, sforzo per iniziare a urinare, getto debole ecc.
L’urologo passa quindi a esaminare la prostata, tramite la cosiddetta “esplorazione rettale”, che ha lo scopo di valutare direttamente il volume e la consistenza della prostata, nonché l’eventuale presenza di noduli prostatici sospetti. II medico, dopo aver indossato un guanto che provvederà a lubrificare, introduce con delicatezza un dito attraverso l’ano, nel retto del paziente, al fine di valutare le caratteristiche della prostata. L’esame dura pochi minuti.
A completamento della visita, solitamente l’urologo esegue anche una palpazione dell’addome per verificare lo stato della vescica. In particolare, con questa valutazione si vuole verificare l’assenza del cosiddetto “globo vescicale”, che può indicare una ritenzione cronica di urina.