Il termine “prostata” fu usato per la prima volta da Erofilo, nel 300 a.C. In realtà, sembra che il celebre medico greco abbia voluto indicare con tale denominazione le strutture che attualmente vengono chiamate vescicole seminali. È singolare notare al riguardo che l’origine etimologica di “prostata” viene dal greco prostátēs, ossia “che sta innanzi” (pro = avanti; statēs, = stare), mentre in realtà le vescicole seminali si trovano… dietro la vescica.
Andreas van Wesel
Si deve attendere il XVI secolo per avere una descrizione anatomica dettagliata della prostata, con gli studi di Nicolò Massa di Padova e del medico fiammingo Andreas van Wesel (italianizzato in Andrea Vesalio).
La prostata fu quindi collocata nella sua corretta sede, in continuità con il collo vescicale, all’origine del canale (denominato “uretra”) che conduce l’urina dalla vescica al pene. Ma è solo nel 1912, grazie al medico britannico Oswald S. Lowsley, che fu possibile una descrizione dettagliata, con la suddivisione dell’organo in 5 lobi (tutt’ora valida).
Nel 1972, il medico statunitense John E. McNeal descrisse infine il modello di distribuzione delle zone prostatiche oggigiorno più comunemente usato: zona centrale, zona periferica e zona di transizione.